Super Ecobonus. Una grande chance

Il super ecobonus è una detrazione fiscale al 110%: vuol dire che il vantaggio che si riceve è maggiore di quanto si spende.
È quindi una spinta fortissima per molti interventi di efficienza energetica delle abitazioni, tra cui, appunto, il riscaldamento domestico a biomassa. La grande novità è la possibilità di cedere il credito altri soggetti: al fornitore che ha fatto i lavori, che a sua volta potrà cederlo ad altri soggetti, o direttamente a una banca.

Stiamo aspettando la circolare dell’Agenzia delle entrate, che dovrà chiarire molto bene i dettagli, perché sì, è una partita complessa. In questa partita ci sono due player particolarmente importanti: da un lato le banche, che vorranno dare questa opportunità principalmente ai propri clienti, o che potranno diventare collettori dei crediti d’imposta. L’altra cordata invece è rappresentata dai grandi gruppi organizzati, che per poter essere competitivi nel mercato offriranno ai rivenditori – e quindi ai clienti finali – il pacchetto completo: dal cambio della caldaia al cappotto termico dell’edificio, compreso l’impianto fotovoltaico e la colonnina di ricarica dell’automobile. Tutto questo dovrà essere messo alla prova: è un sistema innovativo e complesso, su scala europea non ci sono molte esperienze analoghe.

Innanzitutto bisogna conoscere bene tutto il sistema di funzionamento del provvedimento per organizzare una strategia di marketing efficiente. Il super ecobonus ha una strategia chiara: affrontare l’edificio nella sua complessità. È necessario tenere a mente che esso riguarda le abitazioni (prima e seconda casa): è riservato quindi esclusivamente a privati e pochi altri soggetti (dettaglio nell’articolo che segue a pag 10), ma non alle imprese. Il provvedimento divide gli interventi in due grandi famiglie: i trainanti e gli abbinati. Se gli operatori non colgono questa differenza potrebbero fare molta fatica a immettersi in tale sistema.
Come abbiamo precisato nell’articolo di dettaglio, sono tre le tipologie di interventi trainanti che fanno scattare immediatamente il super ecobonus al 110%: il primo caso comprende gli interventi di isolamento termico su almeno il 25% delle superfici opache (quelle che trasmettono all’esterno, compreso il tetto), il cosiddetto “cappotto termico”; il secondo caso è riservato ai condomini che sostituiscono la caldaia con sistemi di riscaldamento, raffrescamento o produzione di acqua calda sanitaria dalle specifiche prestazioni: anche qui l’accesso è immediato – così come lo è per la terza tipologia, le case unifamiliari che intendono cambiare il sistema di riscaldamento, raffrescamento o acqua sanitaria, anche in questo caso con un elenco tecnologie definite dal provvedimento. Per accedere al beneficio vi sono però precise condizioni, la principale è che gli interventi realizzati garantiscano il miglioramento di due classi energetiche dell’edificio.
Ma l’aspetto che gli operatori del settore legno-energia devono considerare con attenzione è che agli interventi fin qui descritti, che cioè hanno un accesso diretto alla detrazione del 110%, è possibile abbinare uno o più interventi tra quelli già previsti dall’ecobonus, cioè quello già in vigore da alcuni anni e nel quale rientrano stufe e caldaie a legna, pellet e cippato.

Conosciamo tutti la classificazione che apparecchi domestici e caldaie a biomassa in una scala di prestazioni ambientali da una a cinque stelle. Fra gli interventi trainanti solo le caldaie a 5 stelle entrano direttamente nel super ecobonus: sono oggettivamente ancora una realtà limitata, ma iniziano ad essere presenti sul mercato. Queste caldaie hanno un accesso diretto alla super detrazione se installate nelle aree non metanizzate dei Comuni non sottoposti alla procedura di infrazione per il superamento dei limiti di emissioni, di cui fanno parte alcuni Comuni ricedenti nelle regioni del Bacino Padano per motivi geomorfologici (la “barriera” delle Alpi favorisce il ristagno dell’aria nella Pianura Padana). Quindi questa limitazione penalizza il settore perché lo esclude dagli interventi che hanno un accesso diretto all’incentivo.

Negli abbinati troviamo decisamente più spazio: un intervento trainante di qualsiasi natura permette di far entrare nel 110% anche una moderna stufa a pellet o a legna, oppure una performante caldaia a pellet o cippato classificate con almeno quattro stelle, caratteristica ormai molto comune tra i produttori, senza gli specifici limiti territoriali citati in precedenza (aree non metanizzate, comuni non sottoposti a procedure d’infrazione Ue).

Il problema che al momento vediamo all’orizzonte si chiama 31 dicembre 2021. Vi sono già esperienze precedenti di significativi incentivi che a un certo punto finiscono.
Questo comporta il rischio che potremmo chiamare in sintesi «effetto morfina»: un sistema incentivante di forte impatto sul mercato a un certo punto finisce, scatta la crisi d’astinenza e il mercato crolla.
Va ricordato cosa accadde con il fotovoltaico: finiti i consistenti incentivi molte aziende andarono in crisi, cui è seguita poi una faticosa e lenta ripresa.
Ma vi sono anche altri aspetti che preoccupano. Immaginiamo l’intervento su un condominio che deve sostituire la caldaia: serve l’assemblea di condominio, preparare il progetto, individuare le ditte fornitrici, approvazioni, preventivi e così via fino alla partenza dei lavori.
Arrivare al collaudo finale entro il 31 dicembre dell’anno prossimo non è affatto una cosa certa. Negli ambienti parlamentari si parla già di possibili proroghe, ma il settore ha bisogno di certezze per programmare la produzione, la distribuzione, l’installazione e così via.

Sì, l’altro problema è il cosiddetto «effetto ingorgo»: una grande quantità di imprese saranno coinvolte in questo super ecobonus e quindi installatori, rivenditori e progettisti avranno in carico centinaia di migliaia, se non milioni di progetti che dovranno avere una scadenza. Naturalmente, il bonus è uno straordinario strumento di attivazione, perché tutto questo significa fare moltissimi lavori fatturati e a regola d’arte. Costruttori, manutentori, venditori, progettisti… c’è un intero sistema Paese che viene fortemente sollecitato in questa operazione. L’obiettivo del legislatore è proprio quello di creare uno stimolo economico potente, in primis per superare la situazione di difficoltà generata dal Covid.

Si, questo è possibile. A fronte di consistenti opportunità, soggetti senza esperienza e professionalità si faranno passare per super esperti. Il provvedimento però prevede che gli interventi dovranno essere accompagnati da una asseverazione dei tecnici abilitati che dovranno certificare sotto la loro responsabilità la congruità tecnico economica. Sul fronte della qualità delle tecnologie è in arrivo il decreto requisiti minimi, che stabilisce appunto le caratteristiche tecniche minime che devono avere gli impianti per poter ottenere il vantaggio fiscale.

Per poter prendere il super ecobonus devi comunque dimostrare di aver scalato due classi energetiche dell’edificio. Voi sapete che tutti gli edifici hanno una classe energetica, dalla G alla A4: scalare queste categorie non è affatto semplice.
Nel calcolo della performance energetica dell’edificio il settore delle biomasse ha una grande chance, perché nel sistema di calcolo del consumo energetico pesa molto il valore dell’energia rinnovabile come quella generata dalle biomasse.
Per esempio, la sola installazione di una pompa di calore come unico intervento trainante potrebbe non essere sufficiente a far scalare due classi energetiche, come pure la sola installazione di una caldaia a condensazione a gas. L’abbinamento con un apparecchio a biomasse determina invece un concreto balzo in avanti nella classificazione energetica.
Ed è qui che entrano in campo gli apparecchi a biomassa.

Nella valutazione entrano in gioco i progettisti, categoria importantissima, perché è il soggetto abilitato a fare le diagnosi energetiche. Deve dare una risposta al proprio cliente, prendendo in considerazione tutti i parametri necessari: la posizione della casa, l’esposizione, la fascia climatica di appartenenza, le caratteristiche delle pareti disperdenti e del tetto, del tipo di combustibile in uso come Gpl o gasolio.
Il progettista indica quindi le combinazioni di interventi che possono far accedere al super ecobonus: in alcuni casi è possibile una profonda riqualificazione energetica da un’abitazione classificata “E”, a una classificata “A” con notevole risparmio sulla bolletta e la riduzione di combustibili fossili.
Un grande cambiamento, anche dal punto di vista immobiliare: le agenzie che vendono villette e appartamenti hanno l’obbligo per legge di mostrare la classe energetica.
Un edificio di classe elevata ha un valore immobiliare decisamente più alto perché consuma meno, è più moderna ed ha una maggiore quotazione sul mercato.

Non dobbiamo nascondercelo, il cambiamento climatico in atto sta generando effetti evidenti: lo scioglimento dei ghiacciai, perturbazioni potenti e improvvise come Vaia o le piogge torrenziali a Palermo. Sono tutti effetti dell’azione dell’uomo, questo è chiaro. Negli ultimi cento anni abbiamo perforato la terra, estratto petrolio e gas, li abbiamo bruciati per produrre energia e li abbiamo sparati nell’atmosfera. L’uomo che ne è il responsabile ha anche la possibilità di porvi rimedio: dobbiamo abbandonare il più rapidamente possibile l’era delle fonti fossili, tramite l’innovazione, la tecnologia, la conoscenza, i comportamenti responsabili. Le fonti fossili, da un lato ci hanno permesso di raggiungere il livello di benessere che abbiamo ora, mai conosciuto nella storia dell’uomo: senza l’energia saremmo rimasti all’aratro trainato dai buoi.
Ma la stessa energia da fonti fossili condanna noi e le prossime generazioni: se non fermeremo il cambiamento climatico, prima o poi ci farà scomparire dalla faccia della terra. L’uomo, affamato di energia, deve trovare altri modi per produrla in modo sostenibile, per garantire a tutti qualità della vita e benessere, senza rischiare la distruzione del pianeta.
L’Europa è al primo posto in questa sfida: il Green New Deal, annunciato da Ursula von der Leyen metterà in gioco nei prossimi anni cifre che superano i mille miliardi di euro di investimento, un’operazione epocale. Ed è qui che entrano in gioco le rinnovabili».

La gente non lo sa, ma le biomasse sono la prima rinnovabile in Europa e in Italia: secondo il GSE (Gestore dei servizi energetici) l’energia termica prodotta da biomassa in Italia crea 7 mega TEP (milioni di tonnellate equivalenti petrolio). Il totale delle rinnovabili tutte assieme – solare, geotermico, eolico, ecc. – in Italia generano 21 mega TEP, quindi il settore delle biomasse – da solo – fa ben un terzo dell’energia rinnovabile prodotta nel nostro paese. È fondamentale coniugare la gestione forestale sostenibile – la materia prima – con la valorizzazione energetica delle biomasse: senza questo binomio il meccanismo non funziona.
Abbiamo bisogno di un sistema forestale gestito bene, attraverso una accorta politica dei prelievi. Come sapete le nostre foreste sono uno dei più importanti strumenti sink, che “catturano” la CO2 dall’atmosfera tramite la fotosintesi e la stoccano nel legno, che nel rispetto delle regole della pianificazione forestale, viene usato sia come prezioso materiale d’opera che per produrre energia.

Il sistema forestale italiano negli ultimi 50 anni è più che raddoppiato: oggi abbiamo quasi 11 milioni di ettari di foreste. In molte aree montane un tempo dedicate al pascolo, il bosco ha preso il sopravvento.
Siamo uno dei paesi d’Europa con il più basso tasso di prelievo forestale: noi raccogliamo solo il 25-30% degli accrescimenti di legname, contro una media europea che viaggia tra il 50 e il 70%. Per superare un altro grande ostacolo, quello delle emissioni di polveri sottili, dobbiamo combinare la valorizzazione energetica delle biomasse con la gestione forestale e con l’efficienza degli apparecchi, raggiungibile solamente tramite la tecnologia e l’innovazione.
Lo spiego con un esempio: un caminetto a fiamma aperta può arrivare a produrre emissioni di polveri sottili anche di cinquecento/settecento milligrammi per metro cubo, una stufa a pellet o una caldaia di nuova generazione può stare addirittura sotto i dieci milligrammi, non c’è paragone.
Quindi la chiave sta nel sostituire le vecchie stufe e caminetti con apparecchi a biomassa tecnologici…

Esattamente. Noi come associazione Aiel abbiamo lanciato il piano nazionale “Rottamare ed Educare”: in Italia più di 9 milioni di apparecchi domestici a biomassa sono obsoleti, di questi quasi il 70% ha più di 10 anni, e quasi 4 milioni ne hanno più di 20.
Il nostro progetto è rottamare più rapidamente possibile gli apparecchi tecnologicamente arretrati e sostituirli con tecnologie avanzate, per migliorare la qualità dell’aria e utilizzare generatori più efficienti.
Oltre a rottamare abbiamo bisogno di educare, che significa saper usare bene questi prodotti: usare legna umida, non regolare bene l’aria primaria o non fare manutenzioni periodiche sono tutti errori che aumentano significativamente le emissioni di polveri sottili. L’obiettivo del nostro progetto è sostituire, nell’arco di 10 anni, almeno 3 milioni e mezzo di apparecchi domestici e migliorare la qualità dell’aria, soprattutto nelle zone più sensibili.
Un grande progetto sulla scia delle rinnovabili, per contribuire a quel grande obiettivo che è la transizione energetica.