Cultura, coraggio e visione, questi sono i tre valori cardine alla base di un’attività imprenditoriale di successo, valori che negli anni hanno contraddistinto l’iniziativa di molte aziende italiane. Il “made in Italy”, infatti, non è solo una dicitura, una firma da esibire, ma è un sinonimo di qualità riconosciuto nel mondo.
Tale considerazione globale deriva da secoli dove il Belpaese, con tutte le sue particolarità, si è sempre distinto per creatività, capacità produttiva e spirito d’innovazione che però non sempre le aziende, le piccole imprese, le realtà locali sono in grado di raccontare e comunicare nel modo migliore.
Al giorno d’oggi, la globalizzazione e la velocità con cui il mercato evolve, obbliga chiunque punti a far impresa con successo a comprendere il valore di internazionalizzare la propria attività, di stringere relazioni, creare una rete di contatti: per confrontarsi, crescere, migliorare.
La fiera: molto più che una semplice esposizione
In un mondo dove l’online ha sempre maggiore influenza nel mercato, come si collocano nel contesto economico al giorno d’oggi le fiere? Le fiere restano il luogo principale in cui avviene sia lo scambio commerciale sia lo scambio culturale, ovvero di sapere, di innovazione e di capacità di fare impresa. Un microcosmo dove realtà concorrenti possono confrontarsi, studiarsi, tessere relazioni durature o fare esperienza per crescere ulteriormente. Nessun algoritmo o piattaforma online può essere maggiormente funzionale del meccanismo che c’è alla base di ogni relazione imprenditoriale: il rapporto umano che si instaura tra due persone.
Questo è il quid del fare Fiera, non è solo esposizione di prodotti o servizi, ma è un vero e proprio evento dove si realizzano incontri e dove si può costruire la propria rete di conoscenze: ricordiamoci sempre che al centro dell’esposizioni non ci sono solo i prodotti, ci sono prima di tutto gli uomini, le idee degli imprenditori, il coraggio di chi vuole farsi conoscere.
Requisito fondamentale, però, per poter effettuare incontri di valore è la qualità delle fiere, che devono essere in grado di mettere in campo i requisiti richiesti alle aziende di successo: coraggio, cultura e visione. Con un occhio di riguardo alla funzione “politica” dell’evento, alla capacità di stare al passo con i tempi, di rivisitare in chiave moderna un format secolare come quello delle esposizioni.
Necessario riammodernare il concetto stesso di esposizione, renderlo più smart e digital possibile, far capire a tutti gli espositori che fanno parte di un qualcosa di ben strutturato, di uno spazio economico funzionale.
L’effetto Covid e le prospettive future: come sarà la fiera post pandemia?
Il Covid, però, ha messo in stand-by tutto il settore fieristico, in quanto la grave situazione sanitaria in cui il mondo si è ritrovato ha impedito l’organizzazione di grandi eventi e cambiato il concetto e la visione dei rapporti.
La digitalizzazione ha così potuto imperversare, l’online è cresciuto a dismisura e molte realtà in fretta e furia hanno cercatore di stare al passo con i tempi. L’essenzialità dei rapporti diretti, però, è mancata e sta mancando al tessuto imprenditoriale italiano e la speranza è quella di poter ripartire il più presto possibile. L’obbiettivo: sfruttare le conoscenze digitali apprese in questi mesi complicati, per rendere ancora più funzionale quella che sarà la nuova esperienza live delle fiere.
A proposito della situazione fiere in periodo di Covid, interessanti sono i dati dell’indagine “Il Ruolo delle Fiere nella ripartenza” effettuata da SAIE la Fiera delle Costruzioni, che le conferma come strumento strategico per il business di visitatori ed espositori. Dallo studio effettuato, infatti, si prevede che il settore registrerà un significativo rilancio nei primi mesi dopo la riapertura, giustificato dalla necessità delle imprese di riprendere il proprio business con strumenti utili ed efficaci quali le fiere in presenza, difficilmente sostituibili con altre attività.
Interessanti anche le opinioni dei diretti interessati. Espositori e visitatori: tra gli espositori intervistati dallo studio si apprende che il 56% ha avuto difficoltà a contattare nuovi clienti, 45,2% ha riscontrato difficoltà a presentare nuovi prodotti, 21,7% ha segnalato difficoltà a contattare clienti.
Fanno riflettere anche i dati recuperati dalle posizioni dei visitatori: 45,5% si sono dichiarati meno consapevoli dei trend di mercato, 32,8% hanno riscontrato difficoltà a orientarsi su nuovi prodotti, 25,7% hanno avuto difficoltà a contattare nuovi fornitori.
La fiera come strumento: il processo di internazionalizzazione dell’impresa
Analizzato il valore aggiunto del fare fiera e il ruolo che può avere nel campo delle relazioni e visionato i dati sul periodo Covid, è facilmente intuibile come oggi sia fondamentale velocizzare il processo di internazionalizzazione di un’azienda, soprattutto se parliamo di realtà dalla forte vocazione locale o famigliare, non abituate a sguardi oltre confine, che osservando la mutazione continua del mercato ne comprendono l’essenzialità.
Farsi conoscere fuori dai confini nazionali, respirare un’aria imprenditoriale nuova rappresenta, soprattutto al giorno d’oggi, una di quelle “sfide necessarie” che l’imprenditoria italiana di qualsiasi livello deve affrontare e vincere; un fattore di crescita e sviluppo sia della competitività che della capacità di innovazione.
Portare il Made in Italy nel mondo, o semplicemente far conoscere maggiormente i propri prodotti può cambiare la dimensione di un’impresa: l’osservazione di nuove tecnologie e metodologie di lavoro, il confronto con nuove culture e tipologie di clientela, la scoperta di nuovi mercati e di nuovi potenziali fornitori, sono solo alcune delle opportunità che questo ampliamento di orizzonti può garantire agli imprenditori. La fiera, internazionale per vocazione, è il contenitore ideale dove far sì che questo processo si realizzi, per far aumentare gli affari e ampliare la prospettiva.
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