Il mercato delle stufe e caldaie a pellet negli ultimi anni è cresciuto molto, rendendo questo innovativo sistema di riscaldamneto particolarmente diffuso sia nelle case più moderne sia in quelle più tradizionali.
Il pellet, infatti, risulta essere più pulito e semplice da utilizzare rispetto alla legna o a un camino e, inoltre, è decisamente più efficiente se rapportato ad un tradizionale sistema di riscaldamento.
Il vero punto di forza del pellet è che risulta essere un investimento redditizio in quanto:
Quanti soldi si risparmiano con il pellet e in che modo si aiuta l’ambiente? Utilizzando pellet con certificazione di qualità si diminuisce sensibilmente l’emissione di polvere sottili. La quantità di CO2 che una stufa a pellet emette durante la combustione è almeno 10 volte inferiore a quella di altre tipologie di riscaldamento.
Ipotizzando di dover riscaldare un abitato di 100 metri quadri con una caldaia a pellet dobbiamo mettere in preventivo una somma dei costi pari a 800 euro. A parità di dimensioni, ricorrendo ad una caldaia a gasolio, la spesa per il riscaldamento salirebbe a quasi 1.600 euro. Una caldaia a metano, invece, comporterebbe un costo presunto di 900 euro annui. Il pellet quindi in queste condizioni risulta essere decisamente più conveniente.
Esistono una serie di fattori da considerare per far rendere la tua stufa a pellet sempre al massimo delle sue possibilità: sono necessari, infatti, alcuni interventi di manutenzione ed accorgimenti da effettuare periodicamente, che si riflettono in maniera decisiva sulla regolazione della fiamma, permettendo alla stessa di risultare sempre viva e ben alimentata dal combustibile. Ecco quali:
In caso di problemi, comunque, è necessario rivolgersi ad un tecnico specializzato in grado di risolvere rapidamente il problema, senza mettere in pericolo l’integrità e l’efficienza del dispositivo non affidandosi a professionisti.
Sono state stabilite in definitiva tre classi di qualità in base alle caratteristiche fisiche e chimiche del pellet, basandosi su specifici fattori presi in esame, tra cui: il contenuto di ceneri, che se troppo alto aumenta il numero di polveri prodotte nella combustione e implica maggior frequenza nella pulizia della stufa; la quantità di segatura nel sacchetto, sintomo di friabilità eccessiva del prodotto, problema che inevitabilmente influirebbe sulla combustione.
La norma stabilisce i principali criteri di valutazione da prendere in considerazione per definire la qualità del pellet di legna e determina tre classi di qualità: A1, A2 e B. La classe A1 e la classe A2 identificano il pellet derivante da legna vegine o da residui legnosi non soggetti a trattamento chimico di nessun tipo. A1 e A2 differiscono principalmente per il contenuto di cenere al loro interno. La classe B, invece, permette l’utilizzo anche di residui legnosi trattati chimicamente risultando quindi essere la meno pregiata delle tre tipologie.
Si deduce, quindi, che il pellet di qualità maggiore, eccellente è di classe A1, il pellet di media qualità è di classe A2 e il meno consigliato ad uso privato è di classe B. Generalmente i pellet di classe A2 e B sono quelli più utilizzati per uso commerciale o industriale, in quanto maggiormente convenienti.
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