Il bricchetto questo sconosciuto…

Con l’abbassamento delle temperature nel corso dell’autunno si è cominciato ad accendere gli impianti di riscaldamento.

La stagione termica e le ore giornaliere di accensione in cui è possibile far funzionare gli impianti termici dipendono dalla zona climatica in cui ricade il comune di residenza; l’Italia infatti è suddivisa in 6 zone, dalla A (più calda) alla F (più fredda).

Il 15 novembre ha sancito la data in cui è possibile avviare gli impianti anche per i comuni che ricadono in zona climatica C, mancano solo i comuni in zona A e B ma nell’insieme raggruppano solamente circa 160 comuni, mentre per gli impianti che ricadono in zona D, E ed F era già possibile operare da date precedenti.

In Italia nell’alimentazione degli impianti di riscaldamento giocano un ruolo importante i biocombustibili legnosi: legna da ardere, cippato, pellet e bricchetti.

La legna da ardere è il combustibile legnoso più comune e conosciuto, il cui consumo raggiunge circa 17 milioni di tonnellate annue, il pellet fa registrare un consumo di circa 3,5 milioni di tonnellate annue mentre per il cippato si ha un consumo annuo di 1,5 milioni di tonnellate, dati riferiti al 2018. Questi biocombustibili, soprattutto il pellet, sono in larga misura importati dall’estero, da paesi nei quali sono minori, rispetto alla situazione italiana, i costi della materia prima e della manodopera.

Il bricchetto

Tra le diverse tipologie di biocombustibili legnosi precedentemente menzionati quello che ha la minore diffusione ed è caratterizzato da una minor conoscenza da parte del mercato è il bricchetto e ciò nonostante si tratti di un biocombustibile prodotto fin dal 1970.

Uno degli impieghi più diffusi del bricchetto è ad uso alimentare nelle pizzerie e nei forni, ma può essere impiegato, in sostituzione della legna da ardere, anche nelle caldaie, stufe, termocamini e camini tradizionali per il riscaldamento domestico. Infatti, va considerato che il suo confezionamento in comode scatole di cartone da 20 kg ne permette uno stoccaggio e una conservazione ordinati e puliti.

Processo produttivo simile al pellet

Il processo di produzione del bricchetto è analogo a quello del pellet: si tratta, infatti, di un prodotto pressato derivato da matrici legnose quali segatura di legno o altri scarti legnosi derivanti da specifiche lavorazioni. Anche la qualità del bricchetto, come per tutti gli altri biocombustibili legnosi, può essere valutata facendo riferimento ad una specifica norma tecnica, in particolare si tratta della UNI EN ISO 17225-3:2014:

“Biocombustibili solidi – Specifiche e classificazione del combustibile – Parte 3: Definizione delle classi di bricchette di legno”

Si mette in evidenza che la norma tecnica di riferimento e la legislazione italiana ammettono solo l’impiego di legno vergine non trattato e che eventuali additivi possono essere solo di tipo naturale e impiegati nella misura inferiore al 2%.  I bricchetti, di norma a sezione circolare od ottagonale, hanno lunghezza non superiore ai 30 cm e con diametro di circa 8 cm; negli ultimi anni sono stati prodotti anche bricchetti con forme particolari per renderli non solo un prodotto originale, ma per adattarli al meglio alla combustione.

Più densità rispetto alla legna

Rispetto alla legna da ardere il bricchetto presenta una maggiore densità. Considerando come specie legnosa il faggio, si hanno valori di 1100 kg/m³ per il bricchetto rispetto ai 750 kg/m³ per la legna da ardere; ne consegue quindi che, a parità di volume e di contenuto idrico, il bricchetto si caratterizza per una maggiore densità energetica a parità di volume. (Tabella 1)

Trattandosi di un prodotto derivato da un processo industrializzato, il bricchetto possiede un contenuto idrico stabile, con valori inferiori al 15%, che permette di mantenere la forma e assicura una buona durabilità meccanica. Inoltre, derivando da scarti di legno vergine non trattato, il contenuto di ceneri è inferiore all’1,5 %.

Il bricchetto si caratterizza poi con un ottimo potere calorifico inferiore che per i bricchetti di faggio che rappresentano la maggior parte di quelli offerti sul mercato, è pari a circa 4,6 kWh/kg con un contenuto idrico del 10 %.

Come già accennato, trattandosi di un prodotto ottenuto per compressione del materiale di base, la densità energetica del bricchetto è maggiore rispetto a quella della legna; in altre parole, partendo dalla stessa materia prima legnosa, la medesima quantità di energia è contenuta in un volume minore nel bricchetto che non nella legna da ardere e questo puoi costituire un elemento importante quando si dispone di volumi di stoccaggio limitati.

Inoltre i canali di approvvigionamento, similari a quelli del pellet, rendono più semplice la sua reperibilità, infatti, il bricchetto può essere acquistato o direttamente presso i produttori, i rivenditori e distributori specializzati nella vendita di biocombustibili legnosi e impianti di riscaldamento oppure essere acquistato presso i rivenditori di materiali per l’agricoltura e le catene della grande distribuzione organizzata, in confezioni di 10 e 20 kg con un costo che, secondo un indagine condotta dal Laboratorio Analisi Biocombustibili del Dipartimento TESAF, è pari a circa 270 €/t.